Chi ha seguito con un po’ di attenzione la giornata di ieri, dentro le sedi istituzionali della politica e fuori, in quelle piazze che dovrebbero essere le sedi istituzionali della democrazia, avrà notato qualche spiacevole similitudine. Niente cassonetti incendiati a Palazzo Madama, ci mancherebbe, nessuna vetrina rotta a Montecitorio, figurarsi, ma la violenza, verbale e fisica, ha caratterizzato l’evolversi della giornata politico-manifestante con parallelismi imbarazzanti. Un’escalation
Qualche anno fa fu l’Economist a definire Berlusconi inadatto alla guida del paese. Oggi è il Financial Times a rincarare la dose, con una sorta di necrologio dedicato ad un Governo che è appena uscito dal voto di fiducia con il petto in fuori e lo sguardo fiero tipico dei vincitori. Il quotidiano londinese argomenta con dovizia di particolari la sua personale bocciatura: l’Italia, rispetto a due anni fa, cresce … leggi »
Su una cosa Fini aveva proprio ragione: oggi al Senato Berlusconi ha detto tutto e il suo contrario. Il premier ha parlato per circa mezz’ora davanti ai senatori di Palazzo Madama e li ha invitati ad assumere quel tanto sbandierato senso di responsabilità: «Bisogna trovare il modo di essere uniti e fare l’interesse del Paese» ha affermato. Fin qui tutto normale, se non fosse che dopo sono cominciate le
Pesantissime le parole pronunciate ieri da Gianfranco Fini alla trasmissione “In mezz’ora” di Lucia Annunziata. Il leader di FLI non ha arretrato di un solo passo e ha ribadito che i futuristi voteranno la sfiducia al premier. Fini non ha la certezza di come andrà il voto, ma ha la certezza che, dopo di esso, FLI andrà all’opposizione. Sembra
Il premier oggi dovrebbe riunire i vertici del PdL e quelli della Lega per serrare le fila, in attesa del voto di fiducia del 14 dicembre. La via scelta dal Cavaliere è drastica: rompere ogni trattativa con FLI e UdC e tentare la prova di forza. Il presidente del Consiglio punta