Egitto: il turismo il lieve ripresa
Le rivolte del 25 gennaio in Egitto sono costate al Paese un miliardo di euro: questo il prezzo in termini di turisti non arrivati che il Paese ha pagato per cacciare un regime che opprimeva la sua popolazione dal oltre trent’anni.
Ora che è arrivata la calma e una relativa stabilità politica il Governo tenta di rilanciare il settore e rassicurare i turisti in arrivo. «Apriamo le braccia ai turisti di ogni parte del mondo, abbiamo bisogno del vostro appoggio per ricostruire il nuovo Egitto democratico che rispetta i diritti umani», ha dichiarato qualche giorno fa il Ministro del Turismo egiziano, Mounir Fakhri Abdelnur. Intanto la Farnesina qualche giorno fa ha ritirato la raccomandazione a revocare i viaggi nel Paese: pur consigliando sempre prudenza ha lasciato libere le partenze per destinazioni come Mar Rosso, Luxor e Assuan, dove pare che la situazione sia completamente rientrata alla normalità. E proprio sul Mar Rosso, a Sharm-el-Sheik, lo scorso 26 febbraio, i tour operator italiani si sono ritrovati in conferenza stampa per rilanciare il turismo e chiedere alla Farnesina una maggiore sinergia e coordinamento nel lavoro. A conferma dello sforzo egiziano arriva la notizia della riapertura del Museo egizio che si affaccia proprio su Piazza Tahrir, la piazza che è stato l’epicentro degli scontri del 25 gennaio egiziano. Il primo giorno si sono presentati solamente 87 turisti stranieri, contro i 4-5 mila dei periodi di alta stagione.
Le sale restano presidiate dai soldati dei reparti speciali e le teche distrutte dai saccheggiatori sono stati ripristinate: nella preziosissima collezione ore mancano solo pochi pezzi degli oltre 165mila che vanta una delle collezioni più apprezzate del mondo.