150 anni dell’Unità d’Italia: Che il 17 marzo sia festa
«Il 17 marzo prossimo sia permesso a tutti i cittadini di celebrare insieme e con solennità i 150 anni dell’unità d’Italia». Questo l’appello che il Presidente dell’Upi (Unione Province Italiane) ha rivolto al Governo. Le Province italiane avevano, infatti, già chiesto che solo per il 2011 fosse possibile festeggiare questa ricorrenza.
L’Upi si riferisce alla posizione espressa sulla festa del 17 marzo da Emma Marcegaglia, Presidente di Confidustria, che ha ricordato che perdere un ulteriore giornata di lavoro – e con il rischio di un ponte – può essere un duro colpo all’economia del Paese. In risposta l’Upi continua: «Siamo convinti che una occasione come questa meriti che le ragioni pur condivisibili dell’economia siano superate dallo spirito di fiera appartenenza, di legame, di indivisibilità delle nostre radici che questa celebrazione intende confermare. Al Governo e al Parlamento quindi chiediamo di non tornare indietro sulla strada che insieme era stata decisa e di mantenere il carattere di solennità alla festa del 17 marzo 2011, cosicché chiunque, liberamente, possa decidere come celebrare questa giornata». Proprio su questo ieri è arrivata la proposta di Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, che propone di “scambiare”, solo per quest’anno, le feste del 17 marzo e quella del 2 giugno: non lavorare la prima e farlo nella seconda.
Ma c’è anche chi la scelta l’ha già fatta. È il caso della giunta della regione Marche che, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia ha deciso di tenere le scuole e gli uffici della regione chiusi. Secondo Gianmario Spacca, governatore della Regione (Pd): «la festa va celebrata in maniera adeguata perché si tratta di una ricorrenza molto importante per il Paese. Per questo abbiamo deciso di festeggiarla non lavorando sul nostro territorio».