L’Italia vuole andare alle urne ma per votare su Nucleare e acqua
Sembrerebbe ormai certo che, o per un motivo o per un altro, in primavera gli italiani torneranno alle urne. La paura della caduta del governo Berlusconi, per quanto decisamente poco auspicabile, è un pericolo non ancora scampato e questioni come nucleare, acqua e legittimo impedimento sono tematiche che, ormai da troppo tempo, attendono una presa di posizione del popolo sovrano. Se non saremo dunque chiamati a votare per un nuovo esecutivo, si andrà alle urne per risolvere i 3 importanti quesiti.
Oggi pomeriggio si attende il verdetto della Corte Costituzionale che, in assenza di incostituzionalità, dirà sì alla consultazione.
I temi cui gli italiani saranno chiamati a rispondere saranno cinque, forse sei: oltre al nucleare, quattro punti chiederanno se abolire il decreto Ronchi-Fitto che affida i servizi idrici ai privati mediante gara d’appalto. In forse la sesta scheda sul legittimo impedimento. Fondamentale (purtroppo) il peso che avranno gli esponenti delle varie fazioni politiche nelle scelte degli italiani perché, ancora una volta, saranno le strategie politiche a guidare le decisioni e non il buon senso e il bene del paese.
È dunque il momento che anche il Movimento dell’Unione Italiano prenda le proprie posizioni, ponendosi come sempre “sopra” ma non per godere di una posizione privilegiata, quanto piuttosto per avere una panoramica più ampia che consenta di fare delle scelte giuste e, soprattutto, obiettive. È già da tempo ormai che seguiamo, trattiamo e svisceriamo le questioni dell’acqua e del nucleare, per capire e conoscere più da vicino le motivazioni e le problematiche che ruotano intorno all’una e l’altra questione. Non pensiamo di contraddirci perché favorevoli all’acqua pubblica e alla costruzione di impianti nucleari. Riteniamo che l’acqua sia un bene di tutti e debba essere tutelata perché non divenga una risorsa di pochi. Contemporaneamente però, siamo altrettanto convinti che sia necessario rendersi autonomi energeticamente pur sostenendo le energie alternative che però, da sole, non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico, a meno che non si decida di ricoprire l’intera penisola di pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Se infatti si fa un confronto in termini di produzione, un reattore nucleare di ultima generazione, è capace produrre energia per circa 8.000 ore l’anno sempre e indipendentemente dal clima, con le pale eoliche ed i pannelli fotovoltaici, invece, la produzione di energia dipende dalle condizioni metereologiche, e lavorano in media rispettivamente, 1000-1500 e 2000-2700 ore l’anno. Questo significa che, per avere una produzione di energia elettrica equivalente ad un reattore, si dovrebbero istallare 15.000 ettari di pannelli e 3.000 pale eoliche da 2.5 MW e di 100 m di altezza che, disposte in fila, coprirebbero oltre 700 Km. Peraltro, il nucleare consente un risparmio di CO2 10 volte superiore al fotovoltaico e 2.5 volte superiore all’eolico. Questi fatti non possono non essere considerati. Anche sulle scorie una riflessione è d’obbligo. I reattori nucleari di ultima generazione consentono una produzione delle scorie che, per la maggior parte hanno bassa attività e, quindi tempi di decadimento massimi di 30 anni.
Possiamo dunque continuare ad argomentare storie sul perché sia meglio proteggere i nostri figli dai rischi legati al nucleare ma bisogna farlo consapevoli di essere ipocriti. Dire no al nucleare non garantisce a nessuno di essere immuni dai rischi connessi ad incidenti nelle centrali, di cui sono circondati i confini italiani e di cui è piena l’Europa. È una scelta ipocrita anche perché, la corrente elettrica che alimenta la stragrande maggioranza delle nostre utenze, proviene proprio dalle centrali nucleari di altri paesi e, peggio, da centrali a carbone. Una scelta a favore del no significherebbe ancora una volta una sconfitta italiana che vede, per l’ennesima volta, affidare ad altri e buttare il lavoro di quel famoso Fermi che, per primo, affidò a questo paese la preziosa scoperta.
MG Gargani
Movimento Unione Italiano