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Rifiuti: Londra come Napoli

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Scoppia il caso rifiuti anche nella capitale inglese e, anche lì, la politica gioca allo scarica barili a testimonianza del fatto che, alla fine, tutto il mondo è paese. L’immondizia si conferma dunque tra le questioni più spinose che i governi di tutto il mondo si trovano ad affrontare, a dimostrarlo il caso londinese dove, la scelta di utilizzare solo ed esclusivamente discariche, ha mostrato le sue debolezze.

Esistono tuttavia stati come Germania, Svezia e Danimarca che, forse perché meno interessati a trovare colpevoli e più attenti ad individuare concrete strategie, una soluzione l’hanno trovata. È certamente complicato confrontare la realtà italiana con paesi come Svezia o Danimarca, troppo lontani culturalmente dalla nostra realtà; più semplice il paragone con la Germania che, partita da una situazione critica almeno quanto la nostra, è riuscita, nel giro di 10 anni, ad istituire un sistema talmente efficiente da diventare modello per tutte le altre nazioni.

La gestione dei rifiuti è una questione complessa da risolvere e richiede profonde riflessioni, possibilmente libere da convinzioni politiche e da ideologie  ambientaliste utopiche e poco concrete. Non ha senso continuare a dire che il problema si potrebbe risolvere riciclando tutta la spazzatura ed eliminando discariche e termovalorizzatori e che questo non accade perché chi di dovere, governi, mafie e quant altro, devono tutelare i propri interessi economici. Certo, non possiamo negare l’esistenza di queste realtà, tanto meno in Italia, ma c’è anche da dire che, spesso, le soluzioni proposte dalle frange più estreme, non trovano riscontro in nessuna realtà sulla superficie terrestre e sono per questo da considerarsi utili solo a confondere le idee. Se pensiamo per esempio alla questione campana, le interferenze camorristiche sono solo una concausa che ha portato all’aggravarsi della situazione. La regione, che fin dai tempi del secondo dopoguerra rappresentava una delle zone agricole più prolifiche, ha subito a partire dagli anni ’70 un’espansione incontrollata, trasformando la città partenopea in una delle aree con densità demografica più alta d’Europa.

Al rapido sviluppo non è tuttavia seguito un rafforzamento strutturale adeguato, generando le gravi problematiche igenico-sanitarie ed ambientali che ormai caratterizzano la regione. La crisi dei rifiuti non ha fatto altro che aggravare quelle fragilità strutturali legate al processo di espansione. A questo si aggiungono poi le scelte politiche che, negli anni, non hanno saputo avvalersi di figure competenti in materia ed hanno apportato scelte che non sempre hanno giocato a favore di una soluzione. Oggi la questione campana non è altro che il fenomeno più evidente di una crisi che si estende all’intera penisola. Senza addentrarsi troppo sulla questione partenopea e, più in generale italiana, troppo ampia e variegata per essere esaurita in questa sede, riteniamo che sia necessario cominciare a porre le basi per una ristrutturazione radicale necessaria nella gestione dei rifiuti. A nostro avviso la soluzione tedesca, che sceglie la gestione integrata, coadiuvata da una legge federale molto articolata e severa, sia una soluzione che dovrebbe essere adottata anche nel nostro paese.

Questo profondo cambiamento non può tuttavia astenersi dal coinvolgere sia la popolazione che l’industria, attori fondamentali perché il progetto possa concretizzarsi. Contemporaneamente è necessario provvedere ad un potenziamento impiantistico volto a rafforzare i centri di riciclo, indispensabili e ancora  poco conosciuti, ma anche ad una razionalizzazione degli impianti di termovalorizzazione e le discariche, sistemi che ancora oggi, a causa di una cattiva informazione, non godono di un’ottima stima ma che tuttavia costituiscono parte integrante di quel cambiamento che ha consentito alla Germania di diventare un modello virtuoso.

MG Gargani

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