Piatti e bicchieri biodegradabili sono la risposta all’emergenza inquinamento

Secondo un team di ricercatori spagnoli, la plastica che galleggia negli oceani del pianeta – e che in alcuni casi forma ammassi simili ad isole di centinaia, addirittura migliaia di chilometri di diametro – sarebbe meno abbondante del previsto.

In pratica, rispetto al milione di tonnellate che negli anni ’70 le previsioni davano praticamente come una certezza, oggi nelle acque oceaniche si troverebbero appena (si fa per dire) dalle 7.000 alle 35.000 migliaia di tonnellate di rifiuti in plastica.

A prima vista potrebbe trattarsi di una notizia positiva, mentre in realtà… non lo è. I materiali sintetici che “mancano”, infatti, devono pur essere finiti da qualche parte: e secondo il dottor Andres Cozar dell’università di Cadice potrebbero essere affondati.

“Le profondità oceaniche sono dei grossi enigmi,” ha affermato il ricercatore. “Purtroppo, l’accumulo di plastica potrebbe modificarne i misteriosi ecosistemi – i più estesi al mondo – prima di che noi ce ne accorgiamo.”

E anche se i rifiuti in plastica che mancano all’appello non fossero affondati, l’alternativa non è certo più confortante: i materiali sintetici infatti potrebbero essersi degradati a tal punto da essere consumati dagli organismi marini sotto forma di minuscoli frammenti, il che significa che in questo momento ce li stiamo ritrovando nel nostro cibo trasportati attraverso la catena alimentare.

Anche se gli scenari sono preoccupanti, non è troppo tardi per dare una sterzata ai nostri consumi impattanti sull’ambiente, e per farlo potremo adottare piccole ma importanti strategie. Ad esempio scegliendo i bicchieri biodegradabili in cellulosa Ecobioshopping al posto di quelli in plastica: questi contenitori idonei al contatto con gli alimenti, infatti, si decompongono naturalmente e perciò non si accumulano in natura.