Il tartufo come afrodisiaco: leggenda o intrigante verità?
Conosciuto fin dall’antichità come ingrediente in grado di regalare, grazie al suo gusto speciale, un sapore prezioso ad ogni ricetta, il tartufo è una specie di fungo che cresce sottoterra. Dal profumo inconfondibile, profondo, intenso e molto aromatico, sembra assorbire dall’ambiente in cui si sviluppa, oltre al nutrimento, anche una serie di qualità che non si limitano a renderlo unico solo nel realizzare il piacere della tavola.
Il tartufo si può presentare nei nostri piatti in varietà diverse, a cominciare da quello bianco di Alba, conosciutissimo nel mondo, ma senza dimenticare i prodotti della terra abruzzese che sempre più stanno conquistando un posto di primo piano. I neri, dal “pregiato” allo “scorzone” passando per il tartufo “uncinato”, offrono una vasta possibilità di scelta, che ruota attorno al tipico aroma intenso, spiccatamente evidente e che per ogni varietà si differenzia tra aromatico, con sentore di miele, di fieno, di aglio, di noce moscata, dolce o molto penetrante.
Il tartufo è uno degli elementi che in ogni cucina possono fare la differenza e trasformare un piatto dall’essere buono al diventare un’esperienza di godimento davvero completa per il gusto e per l’olfatto.
E’ un alimento dalla forma abbozzata e che non esercita nessun tipo di fascino alla vista, ma tutti sappiamo quanto sia in grado di andare al di là delle apparenze, grazie al sapore e al profumo, provocando un effetto sensoriale molto stimolante e gradito. E’ questa caratteristica che lo ha portato ad essere identificato da sempre come un afrodisiaco di ottima qualità. Di questa sua curiosa proprietà si è parlato fin dal 1474, per arrivare nel corso del Novecento alle prime considerazioni scientifiche sulla sua virtù di alimento utile a corroborare l’organismo per una migliore e più attiva espressione dell’energia sessuale.
Una prima conferma è arrivata negli anni Novanta, grazie ad alcuni studi che hanno affermato un fondo di verità riguardo questa sua potenzialità, approdando alla conclusione che proprio l’odore, tipico e intenso, sia il responsabile dell’effetto eccitante. Il tipico aroma del tartufo è dovuto, infatti, essenzialmente alla presenza dell’alfa-androstenolo, un feromone, che provocherebbe un aumento dell’impulso di attrazione.
Sono stati effettuati anche degli esperimenti, che avrebbero confermato questo potere dell’aroma come acceleratore per liberare un istinto più comunicativo tra le persone. Tra questi il più famoso e recente è quello svolto a Gubbio nel 2011, in cui si è dimostrato che alcune persone, dopo aver mangiato e annusato il tartufo, sarebbero state più predisposte ad esprimere un maggior interesse nei confronti dell’altro sesso.
Quanto questo sia dovuto ad una reale influenza del famoso ferormone non è possibile, in realtà, confermarlo come verità assoluta. Quello che conta è che assaporare il gusto del tartufo significa ritagliare uno spazio da dedicare al piacere della tavola. E questo è sicuramente consigliabile e sempre molto importante, perché ci permette di godere in modo completo di uno dei maggiori piaceri della vita.