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Quali sono i paradisi fiscali

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Si sente spesso parlare di paradisi fiscali, ossia quelle zone franche caratterizzate da una fiscalità assente, o comunque molto conveniente, rispetto al proprio Paese di appartenenza. Ogni anno tantissime persone decidono di destinare il proprio capitale in questi territori, ma quali sono e in base a cosa vengono scelti?

Un sogno che per molti diventa realtà.

Tasse sui redditi, tasse sulla prima casa, imposte su beni e servizi…Non è una novità che sovente qualcuno decida di lasciarsi tutto alle spalle per volare nei famosi paradisi fiscali, e non solo i comuni risparmiatori: spesso a fuggire sono proprio imprenditori e figure con una certa notorietà, ben decisi a proteggere i propri investimenti. Esiste infatti una lista di paradisi fiscali in cui la pressione a livello di imposte e tasse è decisamente ridotta, se non nulla. Dal 2014, il Common Reporting Standard, ha però cambiato alcune regole del gioco promuovendo, con appositi accordi, lo scambio di informazioni fra le banche e riducendo il meccanismo che alimenta la fuga dei contribuenti in questi Paesi.

Come vengono classificati i paradisi fiscali.

Affinché un territorio autonomo possa essere considerato un paradiso fiscale è necessario che sia caratterizzato da alcune particolarità. Per prima cosa la pressione fiscale deve risultare nettamente vantaggiosa, o pressoché irrisoria, rispetto a quella italiana (almeno un 30% in meno) e applicabile anche ai non residenti che decidono di destinare il proprio reddito in quel dato Paese; assenza di trasparenza finanziaria, occultazioni di capitale e ampie agevolazioni alle imprese che in quel Paese vi stabiliscono la propria sede, completano il profilo. Nella lista dei paradisi fiscali dunque possono essere ricompresi una miriade di Stati in grado di destabilizzare l’economia mondiale proprio per l’elevato giro di denaro che ogni anno viene a meno da società e lavoratori che decidono di trasferire tutto in questi Paesi.

La lista aggiornata.

Nonostante le variabili che possono entrare in gioco è comunque possibile stilare una lista di paradisi fiscali che fanno ancora tremare i Governi e stiamo parlando di:
Antigua e Barbuda, Antille Olandesi, Alderney, Aruba, Bahamas, Barbados, Belize, Bermuda, Costa Rica, Curacao, Emirati Arabi, Brunei, Filippine, Gibilterra, Isola di Man, Isole Cayman, Isole Turks e Caicos, Isole Vergini britanniche, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Salomone, Macao, Montserrat, Nuova Caledonia, Jersey, Malesia, Mauritius, Niue, Panama, Polinesia Francese, Seychelles, Singapore, Samoa, Taiwan, Tonga, Vanuatu.
E in Europa? Anche qui qualche Stato non manca: Canarie, Cipro, Irlanda, Lussemburgo, Liechtenstein, Malta, Paesi Bassi, Svizzera sono considerate mete piuttosto ambite grazie alle loro scappatoie fiscali.
Con i nuovi accordi sull’economia ad ogni modo la lista dei paradisi fiscali è in continua evoluzione e molti Stati si sono allineati alle nuove direttive sulla trasparenza, ma una cosa è certa: la lotta alla fuga di capitale è, e sarà ancora, molto lunga.

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Category : Economia