L’incontinenza anale non va nascosta, bensì affrontata
Talvolta i problemi di salute di cui si soffre non solamente sono “complicati” da affrontare, ma anche “imbarazzanti” e perciò difficili da discutere con un medico. Un esempio classico è rappresentato dall’incontinenza fecale, una condizione clinica abbastanza diffusa fra determinate categorie di pazienti (anziani, donne che hanno partorito in modo naturale, persone con malattie muscolari o degenerative…) e che in genere causa una certa reticenza.
Molte persone che soffrono di questo disturbo provano a conviverci adottando variazioni al proprio stile di vita di tutti i giorni, senza però attivarsi realmente per risolverlo.
Si calcola che fino al 2% della popolazione sia colpito da varie forme di disturbo – dal lieve soiling ai casi di incontinenza vera e propria – ma intorno a questa percentuale ruota una notevole incertezza, proprio perché solo parte delle persone colpite da incontinenza anale ne parla con chi di dovere: il proprio medico, ovviamente.
La qualità della vita di chi viene colpito da questa subdola e impattante forma di incontinenza risulta, come facilmente immaginabile, fortemente compromessa, ma non tutte le speranze sono perdute: dal problema non si guarisce da soli, ma esiste un approccio chirurgico di efficacia comprovata che permette di ritrovare un’ottimale qualità della vita.
Stiamo parlando del GateKeeper, metodo ambulatoriale contro l’incontinenza anale che viene effettuato in anestesia locale nel giro di soli 30-40 minuti. Il paziente avrà una convalescenza breve ma, cosa più importante, i risultati saranno durevoli nel tempo: THD GateKeeper ha un’efficacia dimostrata nel breve e lungo periodo, come dimostra un articolo scientifico pubblicato sul British Journal of Surgery.