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Svizzera: sì al referendum sul “turismo della morte”

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Domenica 15 maggio i cittadini di Zurigo sono stati chiamati al voto per un due referendum sul diritto di eutanasia. I due referendum sul “turismo della morte” (come lo definiscono i critici) erano stati promossi dall’Unione democratica federale (UDF) e dal Partito evangelico.

Il primo quesito prevedeva che il “servizio” potesse essere riservato solo ai residenti del cantone. Hanno vinto i “no”. Il secondo, invece, era un vero e proprio referendum anti-eutanasia, che voleva bandire questo diritto dalla Confederazione Svizzera. Hanno vinto, con l’84%, i “no”.

In Svizzera il suicidio assistito è legale dal 1941: il fenomeno, nonostante sia molto criticato, resta comunque marginale. Si calcola che all’anno tocchi circa 1400 persone, cioè il 2,2% dei decessi. I sondaggi effettuati tra i cittadini svizzeri dicono che una percentuale che ondeggia fra il 70 e l’80% è favorevole a questa pratica. Il suicidio assistito è un diritto anche in Olanda, Belgio e Lussemburgo; l’eutanasia è legale in Svezia, Germania, Danimarca e Spagna.

«Non possiamo risolvere il problema di morire del resto d’Europa. È terribile vedere gente molto malata percorrere migliaia di chilometri per andare in un paese liberale a morire. Saremmo felici se gli altri Paesi cambiassero le loro leggi», ha commentato Bernhard Sutter, portavoce dell’associazione Exit, dopo il risultato del voto. Exit, insieme a Dignitas, è una delle due associazioni che si occupa di “accompagnare” alla morte le persone che scelgono questa strada. «Non credo ci saranno migrazioni verso la Svizzera da parte degli italiani, ma quanto avvenuto dimostra come l’occidente abbia preso una strada pericolosa, la cultura della morte come diritto individuale è sempre più diffusa», ha invece commentato Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute.

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