Diminuisce il turismo “dentale” verso i Paesi dell’Est Europa
Erano in 20mila gli italiani che ogni anno partivano alla volta dei Paesi dell’Est Europa per rifarsi il sorriso a prezzi molto più economici che in Italia.
Lo dicono i dati diffusi dal Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria, che si è recentemente riunito a Siena dal 14 al 16 aprile scorsi.
Perché? Saranno i risultati deludenti, saranno i dubbi sul servizio o sulle tecniche utilizzate, sarà l’efficacia dei trattamenti. Il turismo odontoiatrico, nato circa dieci anni fa, si è poi allargato anche alla chirurgia estetica e ha visto migliaia e migliaia di persone viaggiare alla volta di Romania, Bulgaria e Ungheria. Ora, però, il viaggio per i denti “low cost” si sta fermando.
«La scelta del dentista è una questione fiduciaria. (…) Ed esiste poi un criterio di sicurezza che gli studi dentistici italiani pubblici e privati possono assicurare, perché devono rispondere alle rigide normative nazionali e comunitarie, mentre gli stessi standard non è detto che siano rispettati anche nei Paesi dove si vanno a cercare cure a prezzi miracolistici», ha detto Marco Ferrari, direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche dell’Università di Siena. È successo spesso, infatti, che chi sia partito per curarsi i denti sia poi stato costretto, una volta rientrato in Italia, a dover intervenire di nuovo, ritrovandosi con un problema più grave e un conto più salato.
E altre novità sono arrivo, che faranno si che i connazionali restino in Italia a farsi curare: il Parlamento sta per decidere di un accordo che vedrebbe i Policlinici universitari in grado di offrire prestazioni odontoiatriche. «È allo studio del ministero un altro accordo da chiudere con i policlinici universitari che potrebbe essere portato a termine entro la fine naturale della legislatura per la sua realizzazione potrebbero essere impiegati i fondi integrativi sanitari, di cui una quota parte è destinata all’odontoiatria», ha affermato il Direttore del Servizio di Odontoiatria dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano, Enrico Felice Gherlone.