Rimini: regole più dure contro la prostituzione
Il sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, fa discutere con una nuova ordinanza contro la prostituzione: più controllo e più poteri alla forze dell’ordine per arginare il problema. Con le nuove norme, clienti e prostitute possono subire una multa da 300 a 500 euro e incorrere in una denuncia penale se considerati recidivi.
Si vieta quindi l’esercizio della prostituzione con «modalità suscettibili di turbare il comune senso del pudore, quali l’offerta di prestazioni sessuali con abbigliamento indecoroso e comportamento molesto . Si vieta altresì di contattare, richiedere, accettare prestazioni sessuali». Fino a qui sembra più o meno la stessa proposta di numerose città italiane. La novità di Rimini? Per chi è sanzionato scatterà anche la segnalazione all’Agenzia delle Entrate, a cui seguiranno accertamenti fiscali. Alberto Ravaioli commenta che «l’ordinanza è tra le prime del suo genere in Italia per un duplice aspetto. Da un lato perché si fonda sulla solida e proficua collaborazione fra le varie istituzioni interessate al contrasto del fenomeno della prostituzione (Amministrazione comunale, Questura e altre forze dell’ordine). Dall’altro perché istituisce una rete di comunicazione introducendo per la prima volta l’utilizzo possibile dello strumento fiscale nell’ambito dell’attività di controllo e accertamento».
L’ordinanza è entrata in vigore giovedì 17 febbraio scorso e in due giorni sono già state multate due prostitute e quattro clienti, che i vigili hanno addirittura seguito mentre si appartavano. Gli avvocati delle prostitute hanno promesso di fare ricorso: esistono già sanzioni penali per chi è accusato di atti osceni. Perché per le prostitute sarebbe necessaria anche un’ordinanza del sindaco? Anche la precedente ordinanza del questore di Rimini Antonio Pezzano fu contestata in questo modo: alle prostitute accusate veniva fatto scattare il foglio di via perché ritenute pericolose per l’incolumità pubblica. Il principio è stato respinto dalla Corte europea di giustizia: non esisteva una questione di sicurezza pubblica.