Contratti a tempo determinato: Dal 1993, 47 per cento in più
Negli ultimi 16 anni, dal 1993 al 2009, sotto l’impulso delle leggi Treu e Biagi, i contratti di lavoro a tempo determinato sono aumentati esponenzialmente, registrando un incremento del 47,3%, con un numero di unità impiegate che è passato da 1 milione 461mila unità a 2 milioni 153mila, con periodi di maggiore crescita riscontrati tra il 1996 e il 2000 (post- leggeTreu) e tra il 2004 e il 2008 (post-legge Biagi). Lo afferma un rapporto dell’Eurispes (l’Istituto di studi politici economici e sociali).
Considerando anche le collaborazioni coordinate e continuative e i prestatori d’opera occasionali, il numero di lavoratori a termine aumenta ulteriormente, passando, tra il 2004 e il 2008, da 2milioni 406mila a 2 milioni 788mila unità (+15,8%), per poi far riscontrare (complice la crisi economica)un calo nel 2009 (2,549 milioni di occupati temporanei).
Le conseguenze della crisi economica che si è abbattuta sulle economie occidentali nel 2008, sottolinea l’Eurispes, «stanno assumendo carattere di ineluttabilità per quanto concerne i lavoratori flessibili, in particolare per i giovani. Il mercato del lavoro ha espulso prioritariamente i lavoratori a termine, portati a ingrossare le fila dei disoccupati».
L’occupazione in Italia si è ridotta, nel 2009, dell’1,6%, pari a 380mila unità in meno, un dato di poco inferiore alla media Ue (- 1,7%) soprattutto per il ricorso alla cassa integrazione guadagni (Cig) che ha reso meno drammatico il calo occupazionale registrato nella trasformazione industriale (-4,1% in Italia a fronte del -6,6% in Europa).
La perdita di posti di lavoro per i dipendenti a tempo determinato, invece, che ha caratterizzato molti paesi europei per tutto il 2009 (mediad’anno pari a -5,7%), in Italia è stata più elevata (- 7,3%). Il calo della domanda di lavoro, infatti, ha colpito in modo differente le diverse tipologie lavorative. Sui 380mila posti di lavoro in meno registrati nel 2009, il 63% ha interessato il lavoro atipico (240mila lavoratori flessibili hanno perso l’impiego,pari al -8,6%), confermando le preoccupazioni di chi aveva individuato negli occupati a termine i capri espiatori della difficoltà economica nazionale. Tra gli atipici, in particolare, il calo più ingente ha interessato i collaboratori che in 70.000 non si sono visti rinnovare il contratto di lavoro (-14,9%).