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Porcellum: una legge elettorale “porcata” da spazzare via

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In questi tempi, in cui si parla sempre più insistentemente di elezioni anticipate, occorre rammentare che ci sono almeno due motivi importanti, per cui non si dovrebbe tornare alle urne: il primo è per scongiurare il pericolo del default economico e per evitare un nuovo ingente sperpero di denaro pubblico; il secondo, non meno grave, è per non andare a votare con l’attuale legge elettorale, una legge fatta con “le mani e con i piedi”, che non a caso è stata ribattezzata “legge porcata”, addirittura dal suo stesso creatore.

Il Porcellum è stato varato nel 2005 e porta la firma di Roberto Calderoli, l’attuale ministro per la Semplificazione normativa. Tra i suoi punti più vergognosi c’è l’abolizione dei collegi uninominali, che permettevano al cittadino di eleggere, per ogni suddivisione territoriale (collegio), il candidato più votato. In secondo luogo il Porcellum ha introdotto il sistema delle liste bloccate, che proibisce all’elettore di indicare preferenze, permettendogli solo di votare la lista; i candidati eletti, dunque, non sono scelti direttamente dal cittadino, ma dal partito stesso, con una violazione evidente del diritto democratico a scegliere i propri rappresentanti. Altro aspetto aberrante della legge è l’introduzione del premio di maggioranza, secondo cui chi ottiene la maggioranza dei voti (si badi bene: relativa, quindi anche un solo voto in più rispetto alla lista che si piazza seconda) ha diritto al 55% dei seggi alla Camera. Per fortuna per il Senato vale un discorso diverso: lì, infatti, il partito che ottiene la maggioranza relativa conquista sempre il 55% dei seggi, ma il conteggio viene effettuato Regione per Regione. Questo sistema fa sì che al Senato vi sia molto più equilibrio, in quanto non è difficile che la coalizione arrivata seconda a livello nazionale risulti invece vincitrice in molte regioni italiane. Uno scandalo vero poi sono le soglie di sbarramento, ovvero le percentuali di voti necessarie per avere diritto ai seggi: alla Camera, infatti, ogni partito (che concorra da solo) deve ottenere almeno il 4% dei voti; per le coalizioni, invece,  bisogna raggiungere il 10%.

Il MUI reclama a gran voce la necessità di cambiare una legge elettorale, che è palesemente antidemocratica e faziosa, con l’evidente scopo di schiacciare i partiti più piccoli, in favore delle grandi coalizioni. L’Italia ha una storia troppo varia e ricca di diversità da difendere, non certo da abolire: questo è il motivo per cui nel nostro Paese il bipolarismo non potrà mai funzionare. Gli Italiani faticano a riconoscersi in due grandi contrapposizioni, come invece accade in altri paesi, ad esempio gli Stati Uniti, che hanno tutta un’altra storia. Il tentativo del PdL e del PD di dominare il panorama politico italiano è miseramente fallito e il disamore che i cittadini mostrano ultimamente verso la politica lo conferma.

P. Pigliapoco

Movimento Unione Italiano

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