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I Bel Paese che distrugge sè stesso

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Che il Bel Paese stia scivolando nell’ombra di una periferia desolata è ormai evidente. A conferma di ciò sono sempre più numerosi giovani che, per veder riconosciuti i propri meriti, sono costretti ad espatriare. Che dire poi dell’industria farmaceutica? Ormai dall’Italia sono scappate anche loro: già Menarini, Chiesi, Sigma Tau, Recordati e Pfizer, hanno deciso di spostare altrove i propri stabilimenti.

A rincarare la dose, lo studio Prometeia che, per conto di Farmaindustria, fotografa in cifre il gap tra l’impresa italiana e quella europea. Secondo lo studio, alla base della fuga dell’industria farmaceutica ci sarebbero i tempi di pagamento lunghissimi delle strutture pubbliche, la pressione fiscale ed il calo dei prezzi sul mercato interno. Se infatti in Europa su 10 euro di spesa in farmaci venduti se ne incassano 8, nel nostro paese sono solamente 6 quelli che spettano alle aziende.  In Italia l’incidenza delle imposte sull’utile lordo è stata, nel periodo 2002-2008, del 48.2%, rispetto al 33.3% della media europea. E, come se non bastasse, il quadro sarebbe stato ancor più drammatico, se non fossero stati positivi gli introiti provenienti dall’export.

Il ROI Italiano – Return of Investment –  parametro relativo alla redditività della gestione caratteristica del gruppo di aziende considerato, è sceso dal 7.01% del 2001 al 5.9% del 2008 e questo non certo a causa dalle scelte imprenditoriali sbagliate, ma per decisioni politiche che, negli ultimi anni, hanno operato senza curarsi dell’impatto delle proprie scelte e delle inevitabili ricadute che avrebbero determinato.

Sergio Dompè, presidente di Farmaindustria, sottolinea le responsabilità delle classi politiche succedute negli anni e aggiunge: “Oggi a pagarne le spese non siamo solo noi ma l’intero sistema delle eccellenze in campo sanitario. Non possiamo non considerare la distanza che ci separa dal resto d’Europa. I nostri prezzi sono i più bassi, senza contare i ritardi nei pagamenti”.

Il rischio che stiamo correndo è quello di creare un gap troppo ampio per essere risanato, rendendo l’Italia definitivamente fuori dalla competitività mondiale. Questo sembra un assurdo paradosso se si considera che, a livello mondiale, Italia è la madre Patria dei migliori “illuminati” del mondo.

Ancora una volta il MUI ribadisce il proprio impegno a promuovere lo sviluppo nel campo farmaceutico e, a questo proposito ritene indispensabile urgenti provvedimenti per ripristinare quel potenziale umano che senza ombra di dubbio restituirebbe dignità al nostro Paese, creerebbe nuovi posti di lavoro e, chissà, permetterebbe a molti di tornare in Italia, vedendo una concreta possibilità di ripresa.

MG Gargani

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